“The Object of Balance” was a product and a publication, but especially it marked a moment of reflection on the work conducted by the Alessi Study Centre up till that time. It was 1996 and we had concluded the first six years of activity: the small, but significant, revolution accomplished in the design world had reached its maturity. With our work, we had reacted against what had then seemed to us like a veritable invasion of objects created by a misunderstanding of design, by its vulgarization, “design for design’s sake.” Self-referential, “conceited” objects that were distant, incapable of establishing an effective relationship with people. So we tried to create completely different objects, born from an “ensemble” design that would integrate different knowledge and criteria borrowed from domains outside the traditional reaches of design. Interdisciplinary and comprehensive application. These two words expressed the new approach we wanted to practice, the only one that could lead to objects capable of relating with people, to products that could be approached, desired and used in a reciprocal relationship.

“The Object of Balance” marked a key moment in this process which tried to assert a new relationship between design and research, comprising a range of contributions and various forms of knowledge.

“The object of balance is entirely generated by relationships of the golden ratio and can be considered the synthesis of finite and infinite: finite material form that creates a movement of vital infinite energy by cooperating to overcome stagnation. Its function is to reactivate an environment burdened with immobility, restoring vital motor energy and consequently balance and well-being ” Enza Ciccolo

Conceived as part of the “Biological Project”, this object consists of a triangular prism that breaks up light. Inside, there are five small terracotta pots that contain “white light waters.” Long studied by Enza Ciccolo, the “white light waters” have “vibrational frequencies” that act on people and, in general, on all living organisms. Thanks to these properties, these waters can be used for therapeutic purposes, for energy rebalancing and harmonization of the environment.

“The Object of Balance” was a clear statement of the nature of the products that we wanted to accomplish. Objects for whose creation it would be necessary to go beyond the correct application of functional, aesthetic, production and trade criteria but, these values would be united with high “harmonic” and relational quality. “Therapeutic” objects able to create well-being and harmony.

Show Italian Language

“L’Oggetto dell’Equilibrio” fu un prodotto e una pubblicazione, ma soprattutto segnò un momento di riflessione sul lavoro svolto dal Centro Studi Alessi fino a quel momento. Era il 1996 e avevamo concluso i primi sei anni di attività: la piccola, ma sostanziale, rivoluzione compiuta nel mondo del progetto era giunta a una sua maturità. Con il nostro lavoro avevamo reagito a quella che ci era sembrata una vera e propria invasione di oggetti nati da un fraintendimento del concetto di design, dalla sua esasperazione e volgarizzazione, dal “design per il design”. Oggetti autoreferenziali, “presuntuosi”, che allontanavano incapaci di un’effettiva relazione con le persone. Così, avevamo cercato di creare oggetti completamente diversi, nati da una progettazione “corale”, non autoreferenziale, capace di integrare saperi diversi e criteri presi a prestito da ambiti esterni a quello del design. Interdisciplinarietà e trasversalità, in questi due termini si esprimeva il nuovo approccio che cercavamo di praticare, il solo in grado di portare a oggetti capaci di entrare in relazione con le persone, a prodotti che potessero essere avvicinati, desiderati e usati in un rapporto di reciprocità.

“L’Oggetto dell’Equilibrio” segnò un momento fondamentale di questo processo in cui si cercava di affermare quel nuovo rapporto tra progettazione e ricerca, fatto di contributi e saperi differenti.

“L’oggetto dell’equilibrio è interamente generato da relazioni di proporzioni auree e può considerarsi sintesi di finito e infinito: una forma materiale finita che crea un movimento di energia vitale infinito cooperando al superamento della stasi. La sua funzione è infatti di riattivare un ambiente gravato da staticità, ripristinando il moto dell’energia vitale, quindi l’equilibrio e il benessere” Enza Ciccolo

Nato come parte del “Progetto Biologico”, questo oggetto è costituito da un prisma triangolare che scompone la luce, al cui interno si collocano cinque piccoli contenitori di terracotta che accolgono delle “acque a luce bianca”. A lungo studiate da Enza Ciccolo, le “acque a luce bianca” sono dotate di “frequenze vibrazionali” che agiscono sugli uomini e, in generale, su qualsiasi organismo vivente. Grazie a tali proprietà queste acque possono essere usate a scopo terapeutico, per il riequilibrio energetico e l’armonizzazione dell’ambiente.

“L’Oggetto dell’Equilibrio” fu un’esplicita dichiarazione della natura dei prodotti che desideravamo realizzare. Oggetti per la cui produzione non bastava più la corretta applicazione di criteri funzionali, estetici, produttivi e commerciali ma, a questi valori, univano un’elevata qualità “armonica” e relazionale. Oggetti “terapeutici”, in grado di creare benessere e armonia.