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Spizziculiarity 2016

"The essential Italian food"

I always thought it was impossible to understand Italian culture without knowing its cuisine and everything that revolves around its convivial traditions. For Italians, cooking and eating are not simple actions related to survival, moments that fade somewhat anonymously into everyday life. There is always a cultural effect that accompanies the preparation and consumption of food.

Care, rapport, nutrition, tradition, values… perhaps because it’s so culturally significant, Italian food and Italians’ approach to conviviality have spread throughout the world, seducing a variety of different contexts and traditions.

This is why in 2014 I began to reflect on what I would call the truly genuine topos of Italian cuisine: pasta, pizza, coffee, ice cream… I wanted to nurture a greater appreciation of these elements, rescuing them from a certain point of view that, particularly aided by globalisation, has reduced them to folkloristic features of Italian culture, stripping them of the wealth of history and meaning that, in reality, constitutes their deepest essence.

I began this new study with a workshop dedicated to Italian ‘street food’: every region, city and village has recipes for ready-to-eat foods that can be enjoyed on the go: Neapolitan pizza, fried gnocchi in Emilia, pane e panelle or arancini in Palermo, ice cream… The examples are endless. We wanted to start from these recipes to rethink and rename them, redesigning “take away” containers for these foods that, in Italy, have a long tradition rooted in time.

The workshop, developed by students of a Korean university, led to the creation of a series of new recipes for preparing dishes for ‘snacking’—‘spizzicare’ in Italian—that are variations derived from the most typical foods particular to Italian tradition, hence the title, ‘Spizziculiarity’!

Show Italian Language

Ho sempre pensato che fosse impossibile comprendere la cultura italiana, senza conoscerne la cucina e tutto quello che ruota intorno alle tradizioni conviviali. Cucinare e mangiare per gli italiani non sono semplici azioni legate alla sopravvivenza, momenti che si dissolvono un po’ anonimamente nella quotidianità. Vi è sempre un portato culturale che accompagna la preparazione e il consumo del cibo.

Cura, relazione, nutrimento, tradizione, valori… forse proprio perché così culturalmente consistenti, la cucina e i modi del convivio italiani si sono diffusi nel mondo, conquistando contesti e usanze anche molto differenti.

È per questo che nel 2014 ho iniziato a riflettere su quelli che potrei definire dei veri e propri topos della cultura culinaria italiana: la pasta, la pizza, il caffè, il gelato… Volevo valorizzarli, ponendoli in una prospettiva diversa da quella che, soprattutto con la globalizzazione, li aveva ridotti a elementi folcloristici, avulsi da quella ricchezza di storie e significati che ne costituisce l’essenza profonda.

Iniziai questa nuova indagine con un workshop dedicato allo ‘street food’ italiano: ogni regione, città, paese ha ricette tipiche di alimenti che si consumano per strada. La pizza napoletana, lo gnocco fritto in Emilia, il pane e panelle o gli arancini di Palermo, il gelato… Gli esempi sono infiniti. Volevamo partire da queste ricette per ripensarle, rinominando e ridisegnando i contenitori per il “take away” di questi cibi che, in Italia, hanno una lunga tradizione radicata nel tempo.

Il workshop, sviluppato con gli studenti di un’università coreana, portò alla creazione di una serie di nuove ricette per la preparazione di piatti da ‘spizzicare’, declinati da quelle più tipiche e peculiari della tradizione italiana: di qui il titolo, ‘Spizziculiarity’!

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